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Rappresentazione visiva dell'articolo: Finanza comportamentale
Autore: 
Mediobanca Premier

Finanza comportamentale

La Finanza comportamentale spiega come l’emotività, l’irrazionalità, i pregiudizi e le false convinzioni possano influenzare le scelte di investimento e indurre a commettere errori di valutazione.


Per evitare di prendere decisioni impulsive e cadere in “trappole comportamentali”, approfondiamo come un investimento graduale e una consulenza personalizzata rappresentino le soluzioni migliori per approcciare positivamente i mercati.


Cos’è la Finanza comportamentale?

Negli investimenti le emozioni hanno un ruolo importante quanto il livello di rischio, l’orizzonte temporale o il guadagno potenziale. La Finanza comportamentale studia come fattori non razionali possano influenzare i mercati e le scelte di investimento.


Come e quando nasce l’esigenza di analizzare il rapporto tra finanza e psicologia?

La riflessione si sviluppa all’interno degli ambienti accademici ed economici della seconda metà del Novecento quando, dagli studi che spiegano le anomalie dei mercati finanziari, viene colto il segnale inequivocabile di come le decisioni umane siano fortemente influenzate da fenomeni esterni non riconducibili ad un’equazione matematica.


L’homo oeconomicus, così definito nella teoria economica classica, subisce quindi l’effetto di condizionamenti che deviano il processo valutativo da ciò che sarebbe razionalmente corretto: dalla definizione di economia come “scienza fredda” ma esatta, si passa dunque a definirla “scienza dell’uomo”.


Questa corrente assume il nome di Finanza comportamentale, il cui scopo è quello di riconoscere gli errori sistematici del ragionamento umano e colmarli per ricalibrare il processo decisionale. Il più importante contributo proviene da Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia nel 2022, e Amos Tversky: nel loro studio, dal titolo “Prospect Theory”, vengono riportati alcuni tra i meccanismi decisionali dell’individuo che conducono a soluzioni opposte alla razionalità.


Quali sono le cause dell’irrazionalità e come influenzano le scelte d’investimento e i mercati?

Gli individui dispongono di poco tempo e limitate capacità mentali.

Per prendere decisioni complesse può quindi subentrare inconsciamente il ricorso a euristiche, ovvero scorciatoie del processo decisionale che esulano dal ragionamento logico e possono portare a valutazioni frettolose sulla base di esperienze pregresse e/o convinzioni personali: all’aumentare della complessità del ragionamento, aumentano le possibilità che si verifichino distorsioni.


Rappresentatività

Consiste nella tendenza a valutare per stereotipi, ad esempio considerare un trend di breve periodo come rappresentativo dell’andamento futuro di mercato.


Disponibilità

Fa sì che le opzioni vengano valutate in base alle informazioni che si hanno a disposizione, anche se spesso irrilevanti o incomplete.


Ancoraggio

Identifica la consuetudine a basarsi su un’unica informazione ritenuta particolarmente significativa, senza tenere in considerazione nuove valutazioni o informazioni.


I processi mentali sono anche influenzati da bias, ovvero deviazioni dalla razionalità e dalla norma causate dal pregiudizio. In psicologia il bias indica la tendenza a creare una realtà soggettiva sulla base dell'interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a una mancanza di oggettività di giudizio.


La presenza di condizionamenti psicologici può generare comportamenti distorti, che influenzano negativamente le scelte di investimento e i mercati.


  1. AUTO-ATTRIBUZIONE: influenza il comportamento in modo asimmetrico. L’individuo tende a dare maggior valore agli elementi a favore delle proprie previsioni e a sottostimare i segni discordi. Ad esempio, le persone si attribuiscono meriti quando l’andamento degli investimenti conferma le loro previsioni, mentre tendono ad incolpare altri per risultati negativi.


  1. IPER-SICUREZZA: è un’aumentata fiducia nelle proprie capacità e competenze, non giustificata da fatti comprovati. Porta gli investitori a sopravvalutare la propria comprensione dei mercati finanziari o di specifiche tipologie di investimenti, trascurando i dati e il parere degli esperti. Spesso l’iper-sicurezza porta ad operare nei mercati senza un'adeguata diversificazione e a sottostimare le possibilità di errore, con il rischio di incorrere in perdite rilevanti.


  1. AVVERSIONE ALLE PERDITE: fa sì che l'individuo accusi un dolore più forte per le perdite, rispetto al piacere legato ai guadagni. Durante le fasi di elevata volatilità, l’avversione alle perdite può portare a vendere i propri asset e alimentare così una spirale di vendite e ulteriori cali di mercato. Spinge inoltre i risparmiatori a non investire in strumenti potenzialmente redditizi per paura di perdere denaro.


  1. EFFETTO GREGGE: rappresenta la tendenza a seguire i comportamenti degli altri senza un approccio razionale e basato su conoscenze e informazioni disponibili. L’investitore fa ciò sia perché non si sente in grado di prendere decisioni in autonomia, sia per condividere la responsabilità di una scelta che potrebbe rivelarsi sbagliata. L’effetto gregge può ricorrere nelle bolle speculative, quando l’ottimismo irrazionale spinge gli acquisti e gonfia i valori di mercato.


  1. PANIC-SELLING: si manifesta nei periodi di forte turbolenza ed elevata volatilità e porta ad una reazione eccessiva degli investitori che, vendendo massivamente strumenti ritenuti rischiosi, innescano una spirale dei prezzi al ribasso. Ciò ha un duplice effetto negativo: preclude la possibilità di partecipare alle probabili fasi di rialzo successive e, al contempo, impedisce di considerare la fase di ribasso come un’opportunità di ingresso.


  1. RICERCA DEL MARKET-TIMING: si traduce nell’individuare il momento giusto per entrare o uscire dai mercati. Tale tempistica, spesso frutto di valutazioni distorte perché quasi impossibile da individuare a priori, espone l’investitore al rischio di acquistare quando i prezzi sono più elevati e vendere in concomitanza di un mercato in discesa.


In conclusione, in che modo l’investitore può gestire l’emotività ed evitare di cadere in “trappole comportamentali”?

La Finanza comportamentale deve intendersi complementare, e non alternativa, all’approccio classico. Conoscerne i principi chiave e diversificare i propri risparmi, evitando investimenti isolati e non pianificati, possono aiutare a non cadere in errore.


L’investire gradualmente rappresenta uno strumento efficace allo scopo, poiché consente di scaglionare l’investimento attraverso versamenti periodici programmati ed entrare nei mercati in fasi diverse, eludendo così eventuali condizionamenti derivati da fattori psicologici e soggettivi.


La consulenza personalizzata è infine una delle chiavi fondamentali per guidare gli investitori nel processo decisionale nel loro migliore interesse: un Advisor qualificato e di fiducia è la figura che può aiutare a limitare gli errori comportamentali più comuni dettati anche dall’emotività.

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Vincenzo Busiello

Financial Advisor

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